SIC Blog → Editing infinito

Mentre massacravo* Alba di piombo, mi è piovuta nell'immaginazione la seguente visione:

 Branch

Questa immagine rappresenta il processo di "gemmazione" attraverso cui si gestiscono e sviluppano le versioni successive dei programmi per il computer, che è detto Controllo versione (la pagina oltre questo link è molto noiosa, per qui seguite il link solo se siete molto annoiati).

Per farla breve, le versioni successive di un programma spuntano da quelle precedenti come i rami dai tronchi degli alberi, e in inglese si usano appunto i termini trunk e branch per indicare rispettivamente la versione principale e quelle secondarie.

 Perché vi annoio con questo legname informatico?

Perché quell'immagine, nel mentre che facevo a pezzi* Alba di piombo, non stava a rappresentare il controllo versione, ma la possibilità di un editing infinito. Ossia:

 

Dato che non si finisce mai di migliorare un testo,

e infatti si smette solo perché (a) Lo scrittore non ne può più di limare la sua opera, (b) L'editor ha fatto quello che la casa editrice gli ha chiesto,

non sarebbe forse possibile continuare a editare un'opera (soprattutto un'opera collettiva) all'infinito, per mano di editor volontari e volenterosi, allorché questa fosse disponibile per l'appunto per l'editing su internet?

E quando fosse proprio necessario pubblicarla, la si potrebbe far gemmare..?

 

* editavo

commenti

ritratto di sarmigezetusa

aggiungerei

commento di sarmigezetusa, 09/02/08 - 22:27

aggiungerei che la teoria dell'editing costante é stata dimostrata con il lavoro fatto sui primi due racconti SIC: editati a distanza di un anno, hanno mostrato qualche margine di migliorameno (Il Principe qualcuno in piú, specie sul linguaggio; Un viaggio d'affari meno, ma con una modifica sostanziale tra i miglioramenti effettuati).
Tra un anno ci riproviamo e vediamo che succede ^_^

C'é anche una bella questione parallela: esiste un modo piú assoluto di quelli descritti da peterpoe per dire che un'opera é "finita"?

ritratto di filippo rigli

un racconto finito è

commento di filippo rigli (non verificato), 10/02/08 - 14:35

un racconto finito è finito. non fatevi prendere da manie di grandezza.

ritratto di xiloforo

sono contrario

commento di xiloforo, 10/02/08 - 15:25

casomai mettete online ogni versione corretta. ma l'originale lasciatela.
io odio i registi che cambiano il film originale (odio ET a cui hanno tolto le pistole per far indossare radioline agli sbirretti). E odio voi che avete cambiato il principe.
E tra 50anni di continue modifiche non rimarrà più il principe, ma solo la vostra versione. Ergo potete scriverla immediatamente, senza che nessuno si sbatta a scriverla.
Contro il revisionismo.
Fine.

ritratto di sarmigezetusa

con xiloforo

commento di sarmigezetusa, 10/02/08 - 15:34

in effetti - per quanto le modifiche siano limitate a single parole e non tocchino la storia, é bene ricordarlo - la versione 1.0 deve essere disponibile, anche per dare senso all'esistenza della 2.0

ritratto di mishima

edit:

commento di mishima (non verificato), 10/02/08 - 15:56

Il rischio e' che a rieditare si effettuino modifiche figlie del tempo trascorso. Datemi "Tonio kroger"! Stile obsoleto, verboso, ci sarebbe da tagliare la metá!
A volte un riediting e' necessario, magari non si e' considerato tutto (non confonderei i riediting causati dal politcamente corretto come quello di ET che sono ovviamente immorali) ma in ogni caso credo sia piu etico mettere un limite temporale (ex un riediting dopo un anno e poi basta) o formale (ex si rieditino solo le cose ridondanti o le parole stilisticamente fuori posto).
Inoltre: chi e' titolato per RIeditare? L'autore? L'editor della prima versione? (ne caso della sic) Il gruppo scrittura? Il direttore artistico?

ritratto di peterpoe

Arruffapopolo

commento di peterpoe, 10/02/08 - 19:00

Bene, vedo la mia idea che ha stimolato reazioni negative!

Rispondo a tutti:

@filippo rigli:
non sono d'accordo; un racconto (o qualsiasi cosa, a dire il vero) è sempre/mai finito. Ossia, è finito solo quando si decide che è finito, e ciò non può mai avvenire perché si rilegge e si dice "perfetto" (qualsiasi scrittore sa che non potrà mai dire una cosa del genere in buona coscienza).

@xiloforo:
non sono stato chiaro. L'idea contempla la separazione tra opera in sviluppo (perenne) e opera pubblicata. Ossia, quando c'è da pubblicarla (su carta o su pdf, non importa), le si assegna un numero di versione (1, 2, ecc). Tutte le volte che si fa una pubblicazione, l'ultima diventa quella ufficiale, e quelle precedenti vanno in archivio (giusta critica sul principe: non dovevamo cancellare la vecchia versione). L'editing futuro sarebbe fatto sulla base dell'ultima versione, e non sarebbe pubblicizzato: sarebbe come dire il cantiere da cui uscirà l'eventuale edizione successiva dell'opera.

@sarmigezetusa:
certo. Noi abbiamo pure il vantaggio di un criterio di editabilità: quello che c'è scritto nelle schede, accompagnato da qualcosa come "un'etica del Direttore Artistico", di cui non ricordo se abbiamo scritto qui sul blog, ma che in caso contrario sarebbe interessante divulgare e approfondire.

@mishima:
gli editor titolati sono secondo me il DA e le persone che lui, in tutta libertà, decide di appuntare allo scopo.

Non dimentichiamo infine che tutte le opere SIC sono pubblicate con Creative Commons, per cui stiamo già dando a chiunque il permesso di prenderle, rimaneggiarle, e perfino ripubblicarle (senza lucro) a piacere...

ritratto di sarmigezetusa

nota

commento di sarmigezetusa, 10/02/08 - 19:13

la versione 1.0 de "Il principe" (cosí come quella di "Un viaggio d'affari") non é stata cancellata; almeno, io ce l'ho nel computer e propongo (un domani, ora ne abbiamo mille da fare coi nuovi GS) di metterla da qualche parte nel (nuovo :P) sito.

ritratto di Anonimo

per arruffapopolo hai

commento di Anonimo (non verificato), 10/02/08 - 19:13

per arruffapopolo

hai ragione, ma la perfezione non è raggiungibile, e i racconti vanno consegnati prima o poi.

filippo

ritratto di Raputt

...

commento di Raputt, 11/02/08 - 02:51

Anch'io non sono molto convinto.
Sono d'accordo sul fatto che l'editing - in linea di principio - potrebbe ben essere infinito, però se ci si mette dalla parte degli scrittori.. Beh, immagina il fastidio dell'essere "editati" infinitamente moltiplicato. Che prurito, no?

E poi, se è vero che è impossibile assegnare un limite assoluto al lavoro sul testo, è anche vero che questo lavoro, a lungo andare, può prendere solo due direzioni: infinita cura dei particolari, cambiamento sostanziale di frasi e periodi.
A me sembra che entrambe le direzioni siano piuttosto problematiche..
Ammetto però che forse la mia idea dell'editing è un po' rozza.

ritratto di r.o.b.

infinito

commento di r.o.b., 11/02/08 - 10:36

Nell'editing a oltranza non ci trovo nulla di male, quello che non credo, e che mi sembra sia la paura cui alcuni hanno accennato, è che nel tempo possa arrivare a stravolgere o a modificare in modo sostanziale il racconto originale. Se parliamo di un editing dove l'obiettivo è quello di perfezionare, smussare ecc., mi immagino il racconto perfetto (ideale) come un punto x, e le varie versioni editate come punti sempre più vicini al punto x. Ben venga, anzi, secondo me va fatto assolutamente. La conseguenza (nonchè prova che la cosa sta andando per il verso giusto) è che ad ogni editing ci si accorgerà che le migliorie saranno sempre meno, quindi si può anche andare avanti negli anni ma penso che conti di più la quantità di interventi che il tempo.
Se per editing parliamo di modifiche importanti invece, che possono anche stravolgere alcune parti del racconto o introdurre eventi nuovi, gemmazioni insomma (come nell'albero disegnato nel post), beh va benissimo, lo trovo anche molto stimolante, ma è un processo diverso, più vicino alla scrittura di un singolo, tanto più se a modificare poi è soltanto il DA. E d'altra parte se invece ci lavora chiunque, come già detto è quello che può succedere a qualsiasi scritto con licenza Creative Commons.
Mumble mumble..

ritratto di Raputt

(m)editavo, appunto

commento di Raputt, 11/02/08 - 13:42

E finalmente il G5 esce allo scoperto come fucina teorica! Era ora.. ;-)

Il problema che sollevi è quello cui accennavo io: a lungo andare il lavoro può prendere solo due direzioni. Ma in un caso diventa un lavoro che tende ad un limite (e l'infinito, in un certo senso, scompare), nell'altro è il concetto di editing che tende a cambiare e a confondersi con quello di scrittura vera e propria.
La prima direzione, poi, se non giunge ad un termine, tende a rovesciarsi nella seconda per gradi infinitesimali e ci ritroviamo sempre col solito problema: mantenere ferma la distinzione fra DA e Scrittore. E questo è un problema pratico e non teorico.
Insomma, a mio modo di vedere, ci diamo dei limiti dove potrebbero non essercene e lo facciamo per tenere salda la logica della SIC.

Io invece vorrei fare un'altra proposta: e se si coinvolgessero gli scrittori in una - prima- fase di editing?
Mi spiego:
- lo scrittore scrive una frase nella [i]sua[/i] scheda
- legge la definitiva e ritrova la stessa frase ma preceduta e seguita da frasi non sue
- si rende conto che ora la sua frase - pur mantenendosi valida quanto al contenuto - fa a cazzotti con l'insieme
- lo scrittore vorrebbe cambiarla perché si rende conto benissimo - senza l'ausilio del DA - che la frase andrebbe cambiata così e così
- lo scrittore smadonna perché ormai la frase gli è stata sottratta e lui non può più farci niente.
E se concedessimo al povero scrittore un'occasione per fare da solo ciò che altrimenti farebbe il DA?
Ovviamente questo sarebbe un [i]primo[/i] editing ed il DA, o chi per lui, avrebbe comunque il compito di avvallare i cambiamenti dello scrittore oppure di rifiutarli e di proporre/imporre il [i]suo[/i] editing (ché la responsabilità complessiva del racconto grava comunque sul DA).
Che ne dite?
Tecnicamente impossibile? (forse allungherebbe i tempi di post-produzione, però è anche vero che snellirebbe quelli di produzione nella fase di composizione).
Teoricamente blasfemo?
(M)editate e dite cosa ne pensate.

PS
Mi sto laurando su un orizzonte di problemi molto affine a questo (infiniti, infinitesimali, continuità): è una maledizione.

ritratto di peterpoe

Raputt intriga sempre

commento di peterpoe, 11/02/08 - 19:51

@r.o.b.:
Mi piace l'immagine della tensione verso il racconto ideale... Davvero! Provate a leggere l'immagine dell'albero da destra verso sinistra...

@Raputt:
Ohi. Le proposte di cambiamento metodologico così grosse mi mettono sempre in difficoltà. Sarà perché il mio cervello si è calcificato sull'attuale metodo SIC dopo troppo elaborare...
Comunque credo che, teoricamente, lo scrittore dovrebbe limare le sue schede situazione prima di consegnarle; e per quanto riguarda le frasi che confliggono, dovrebbe essere compito del DA assemblare le schede situazione e non far confliggere nulla PRIMA dell'editing.
Senza parlare della difficoltà di dire agli scrittori: "potete editare solo le frasi che avete scritto voi"! Spesso le frasi scritte nelle schede situazione sono così rimescolate che non esistono neanche più.
Ma forse qualcosa si potrebbe fare per utilizzare la conoscenza che gli scrittori hanno dei propri mezzi e risultati anche quando le schede sono finite...

PS che risponde al PS di Raputt: hai letto "Tutto, e di più. Storia compatta dell'infinito" di D. F. Wallace?
PPS che continua il PS che risponde al PS di Raputt: vuoi partecipare al mio racconto fantastico? mi servono scrittori/matematici...

ritratto di Raputt

Adulatore..

commento di Raputt, 12/02/08 - 01:32

E il bello è che mi sono (almeno all'inizio) sempre presentato come un severo difensore dell'ortodossia..
Comunque mi spiegherò meglio quando avrò scritto il report sull'attività del G5 e riferirò del tentativo fatto con le Schede Stile (il mio discorso è da quelle parti che va a parare), per il momento è bene ragionarci ancora un po'.

Rispondendo ai PS-PPS:

- No, non l'ho letto.. Lo consigli?
Rilancio subito cambiando argomento: "Relatività, quante storie" di Antonio Sparzani. Te lo consiglio perchè rimanda continuamente a riferimenti letterari pregevolissimi - da Bruno a Borges a Queneau - e so che la cosa potrebbe stuzzicarti non poco.

- Parteciperei [i]davvero[/i] volentieri, però bisogna vedere se riusciremo a finire il Racconto#5 per tempo.
E comunque non sono del tutto sicuro di essere adatto, io non sono un logico: gironzolo da quelle parti ma non sono capace di una trattazione formale in senso proprio. Lo dico subito perché da te non so cosa aspettarmi.. Che ne so: un racconto basato sul programma di Erlangen o cose così.

ritratto di Anonimo

Ho letto tutti e tre i

commento di Anonimo (non verificato), 13/02/08 - 17:28

Ho letto tutti e tre i racconti e mi sono piaciuti molto, in tutti e tre ho notato pochi ma fastidiosi errori esclusivamente di battitura (non so come li chiamate voi scrittori : trattini mancanti all'inizio di discorsi diretti, parole ripetute etc).

Quando ho un pò di tempo spedirò una mail a Vanni con riportata la lista di quelli che ho trovato.

Per quanto riguarda l'editor infinito ritengo che le modifiche da fare su di un testo debbano essere prerogativa del gruppo di scrittura che lo ha scritto, se tutti lo reputano concluso cosi deve essere.

Da informatico:

Quello che può sembrare un valido cambiamento introdotto in una nuova versione, può rivelarsi una grossa cazzata con il proseguo del lavoro..........

Da controllista:

Se l'obiettivo dell'editor infinito deve essere ottenere la versione ottima di un testo rassegnatevi, per definire l'ottimo è necessario una metrica di confronto e su di un testo non vedo facile definirla.

Morale: ogni cosa è ottima, basta guardarla dal punto di vista giusto (ogni scarrafone è bello a mamma sua dopotutto.......)

Complimenti vivissimi per il lavoro che state facendo,

Sorry

ritratto di editorintropico

"Negli anni mi sono accorto

commento di editorintropico (non verificato), 03/02/11 - 11:10

"Negli anni mi sono accorto che il libro perdeva colpi, era anche sdilinquito e vanesio, dovevo assolutamente riscriverlo. Non bisogna buttare via i sogni solo perché non si è riusciti a raccontarli bene, altrimenti si diventa dei frustrati che disprezzano tutto. Bisogna curarli finché trovano le loro parole adatte, la loro aureola."

Gianni Celati a proposito di Lunario del paradiso (Einaudi 1978, Feltrinelli 1989 e 1996)