SIC Blog → Evoluzione del metodo

Il metodo di scrittura collettiva che utilizziamo è ancora, più che imperfetto, rudimentale. Il fatto che altri modi correnti di scrivere insieme poggino su metodi ancor meno elaborati, o – nella maggior parte dei casi – non utilizzino affatto un metodo, non può nasconderci le nostre mancanze.

Rimando al futuro prossimo un'analisi dettagliata dei limiti del metodo, e passo direttamente a un'approssimativa impostazione di un progetto per il suo miglioramento.

La strada da seguire per evolvere il metodo SIC è secondo me duplice: dobbiamo da un lato osservare il modo in cui gli scrittori scrivono e le persone collaborano in modo da trarre generalizzazioni basate sulle pratiche passate e correnti, un po' come una macchina viene costruita imitando modelli naturali (biologici, anatomici) che svolgono funzioni simili; e parallelamente dobbiamo studiare le costruzioni teoriche afferenti la narratività che possono aiutare ad approcciarci a una soluzione pragmatica del problema: "come si programma la scrittura di una storia?"

Il primo è un approccio a posteriori, che credo sia meglio perseguito semplicemente proseguendo nel lavoro di sperimentazione sul metodo che stiamo portando avanti con ogni nuovo racconto. Questa sperimentazione (sulla costruzione del soggetto, sugli approfondimenti tematici, sullo stile, ecc) – e i nostri scrittori più attenti se ne saranno accorti – non è infatti solamente tesa a scoprire nuove modalità di interazione fra Direttori Artistici e scrittori, ma anche a sondare la reazione degli scrittori a stimoli diversi, nel tentativo di metterli in condizione di scrivere il più liberamente e felicemente possibile all'interno di un progetto in cui comunque la loro libertà è limitata dagli imperativi del lavoro collettivo.

Il secondo approccio, a priori, richiede una discesa nell’antro dello studioso. Anche se probabilmente un qualsiasi campo dello scibile potrebbe donare per serendipità alla SIC degli apporti utili o interessanti, come è già accaduto, per esempio, con C. G. Jung, le discipline che invece per campo di studi più si prestano a trasposizioni pratiche di spunti teorici sono la semiotica – nello specifico della narratologia –, la linguistica computazionale e la critica letteraria.

Dalla narratologia e dalla linguistica computazionale potremmo imparare a scomporre il testo nelle sue parti fondamentali, partendo però dal presupposto che le "parti fondamentali" di un testo saranno diverse a seconda che debbano essere utili allo studioso, a un programmatore di software di scrittura automatica, o come nel nostro caso a un gruppo di scrittori. Un’interessante, benché limitata, intersezione dei due ambiti è per esempio digital propp, un generatore di fiabe che utilizza una versione molto semplificata della famosa formalizzazione proppiana.

La critica letteraria (ma potremmo ampliare il campo a studi di stilistica, retorica, estetica, filosofia del linguaggio, teorie della ricezione, e chi più ne ha più ne metta), potrebbe invece aiutare, grazie a una maggiore comprensione delle dinamiche che portano dalle intenzioni di scrittura alle interpretazioni del lettore, i Direttori Artistici a formulare i loro quesiti agli scrittori in modo più preciso ed efficace – e a trarre di più dalle loro risposte. Il Direttore Artistico, infatti, non può e non deve essere semplicemente un organizzatore e un editor, ma svolge pienamente la sua funzione solo se si fa critico e lettore in corso d'opera.

Stiamo raccogliendo una bibliografia nel forum, e siamo aperti a qualsiasi apporto e suggerimento.

E ora è tempo di mettersi a leggere.

commenti

ritratto di sarmigezetusa

mattoncini

commento di sarmigezetusa, 11/05/08 - 23:41

Spunto decisivo.
Non avevo mai riflettuto sulla strutturazione del mio atto creativo.
Escludendo "personaggi precari," che è una raccolta di frammenti, che mi sono limitato a selezionare e ordinare, finora ho scritto tre libri. Due romanzi "puri" (Gli interessi in comune, in pubblicazione, e Vassilj e la morte, vincitore tre anni fa di un concorso per esordienti e poi abortito) e un semi-romanzo (anzi, per dirla alla WM1, un UNO) a quattro mani, in corso di revisione (il titolo è segreto, dai ^_^).
E - mi rendo conto ora - in tutti e tre i casi la metodologia di lavoro è stata
simile, e del tutto diversa da quella della SIC. In tutti e tre i casi sono/siamo partito/i da una serie di "isole" narrative, ovvero un tot di capitoli
sparsi ma già funzionanti, come una serie di nodi tra i quali poi ho/abbiamo
tessuto la rete. Per fare un esempio senza dilungarmi troppo, ne "Gli interessi in comune" ho scritto subito e di getto quelli che poi sono diventati i capitoli 1, 5, 8 e 20 (più una parte del capitolo 13 che esisteva già sotto forma di racconto) e poi ho "ricostruito" il resto. Anche negli altri casi ho lavorato così, direi che ormai può essere definito "il mio metodo."

Leggendo questo post ho pensato questo, e quindi, subito dopo: "fico, facciamo un sondaggio tra gli autori italiani e vediamo come lavora la gente!"
Subito dopo, però mi sono ricreduto. Anzi, mi sento di dire che non bisogna andare a vedere "come gli scrittori scrivono," ma solo "come le persone collaborano."
Questo sia perché uno degli assiomi della SIC è "non scimmiottare la scrittura
individuale ma elevare la scrittura collettiva a prassi letteraria," sia perché il metodo individuale (dico una banalità, però importante) è figlio spesso di processi che nulla hanno a che fare con l'efficienza (o meglio: nulla a che fare
con l'efficienza in generale).

Trovo infatti più convincente il secondo approccio, senza per forza complicare il metodo.
Da piccolo amavo il LEGO. Ricordo che mi indignai quando introdussero pezzi che potevano avere un solo uso (ex. quando vennero introdotti nuovi castelli medioevali, c'erano interi "pezzi di muro medioevale", mentre prima le mura erano tutte composte da cubi e rettangoli uno sull'altro), visto che il succo del discorso era ottenere risultati diversi a seconda dell'uso di ogni pezzo e non a seconda del pezzo. Allo stesso modo, gli strumenti SIC possono essere usati in tante maniere (nel racconto #7, ad esempio, i personaggi non hanno schede "classiche" ma solo un set di aggettivi che li definiscono, in quanto sono maschere più che personaggi a tutto tondo) e anche l'ordine in cui li si usa può essere decisivo (quando fare la scheda stile? Che succederebbe a fare prima le locazioni e poi i personaggi? E a lavorare prima ai nodi e poi ai collegamenti?). Potrebbe essere interessante iniziare a catalogare il modo in cui gli strumenti sono stati usati, e buttare giù vari "suggested templates" a seconda degli intenti narrativi (del DA e/o del GS).

ritratto di peterpoe

Mi permetto al riguardo di

commento di peterpoe, 12/05/08 - 00:42

Mi permetto al riguardo di citare Francesco D'Isa: "La creatività è una cosa molto più complessa di quanto ti vogliano far credere".

Ottima l'idea delle "template". C'è da valutare quanto possa essere utile e/o limitante riferirle a generi narrativi, piuttosto che a particolari modalità stilistiche – io propendo per la seconda ipotesi, dato che la divisione per generi rischia di essere troppo schematica.

ritratto di sarmigezetusa

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commento di sarmigezetusa, 12/05/08 - 01:00

in un universo SIC ideale, è sempre il DA a scegliere, in accordo col GS, il template, e adattarlo alle sue esigenze.
In pratica, spesso i nuovi DA non conoscono a sufficienza le esperienze passate (perchè da esse, più che dalla teoria, sta nascendo il metodo SIC) per potersi permettere tale adattamento, e hanno quindi bisogno di una guida. Solo in questo senso la (semplicistica, fuorviante, limitante) divisione in generi ha senso.

ritratto di Raputt

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commento di Raputt, 13/05/08 - 11:18

Non posso che dirmi d'accordo: lo sforzo di sperimentazione "empirica" fatto dai DA e dai GS effettivamente scriventi, deve essere seguito al più presto da una messa in ordine (ed in memoria) delle esperienze progressivamente acquisite. Per farlo serve che vengano messi in comune dei concetti che orientino nella messa in ordine.

Orsù dunque, mi propongo volontario: assegnatemi un libro, dopo averlo letto riferirò sul forum.
(Nella speranza di venir seguito da altri volenterosi).

ritratto di giza

Lego

commento di giza, 13/05/08 - 18:01

Anch'io ero indignato! Ma non ha mai provato a mettere quei mattoncini merlati sulle astronavi di Lego Space? Davano un tono all'ambiente.

In fondo continuo ad essere un' inguaribile tradizionalista, e dunque a considerare regole e canoni come un modo come un altro per vincere la sindrome da "foglio bianco". Continuo insomma a sostenere lo strapotere del DA come fosse un regista cinematografico e a dubitare dell' eccessiva automazione, non in quanto tale (un grosso benvenuto a quegli intelligentissimi robot che ci fotteranno il mestiere) ma in quanto precoce, e forse paradossale. Che da un sistema semplice possano crearsi sistemi complessi ce lo insegna persino il processo di "bootstrap" dei computer, ma può un sistema operare creativamente su se stesso senza l' intervento di un sistema più complesso (in questo caso l'uomo)? Al solito sfioro la teologia e me ne vado irritato.

E anche se fosse, può qualcosa di così human-oriented come l'opera d'arte provenire da meccaniche eccessivamente artificiali? Forse la partecipazione con l'autore in quanto appartenente al proprio genere (umano di povero-stronzo-su-questa-bella-terra) è indispensabile all'opera d'arte. O forse no. Dopotutto è un campo dove non esiste mai il 100%, cosa che trovo estremamente rilassante.

L'emergere di un canone non più estetico o contenutistico ma pragmatico e metodistico come la SIC comunque, rimane sempre di indubbio interesse.

Nota per nerds: La metafora giocodirulistica (da sempre cara all SIC) è il passaggio dal D&D al GURPS.

www.gizart.com - www.pornsaints.org

ritratto di peterpoe

We are the robots

commento di peterpoe, 14/05/08 - 13:14

Non è che siamo alla ricerca di modi per rendere automatico il lavoro SIC. L'idea alla base per il mio interesse per la linguistica computazionale – nello specifico – è bene o male: "Se riescono a far scrivere qualcosa a un computer, forse allora avranno qualche idea utile su come si scrive in generale"...

ritratto di giza

Sì, lo sapevo. Non so

commento di giza, 14/05/08 - 13:22

Sì, lo sapevo. Non so perchè sono scivolato nell'argomento: probabilmente pensando ai procedimenti automatici ed ai procedimenti che regolano la creatività in generale. Più probabilmente sono un bambino autistico.

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ritratto di Ubmr

Non per niente i personaggi

commento di Ubmr, 17/05/08 - 16:35

Non per niente i personaggi della serie Magic Patrol di Zona X, per diretta ammissione di V.Beretta, sono stati costruiti con le character-sheets di GURPS.