SIC Blog → In territorio nemico su Anobii

Come probabilmente saprete, Anobii, inestimabile capitale statistico e contenutistico per i lettori e l'editoria italiana, è stato abbandonato a se stesso e versa in cattive condizioni. Uno dei bug non permette a molti utenti di vedere le recensioni, e noi stessi siamo tra costoro. Per fortuna ci è venuta incontro la lettrice ManekiStra, che con perizia certosina ha recuperato le recensioni dai vari profili utenti e ce le ha mandate via mail (un gesto nobile che le vale una copia omaggio di In territorio nemico).

Le riproponiamo dunque al nostro pubblico. Ovviamente la lista è emendata da quelle scritte dagli stessi autori del romanzo, e altrettanto ovviamente ci torneremo sopra tra qualche mese vista la velocità con cui il libro sta crescendo anche sugli "scaffali" anobiani.

4 stelle - Senza farmi condizionare dall'aver conosciuto (una parte) degli autori, dico che è proprio un bel libro. Le cose che racconta sembrano scritte con l'entusiasmo dela partecipazione emotiva, e il lavoro "storico" non intralcia minimamente, come spesso accade in libri simili, la direzione del racconto. Nota: ha anche una bella copertina, un formato piacevole da tenere in mano, e le pagine cucite a modo.

5 stelle - Un romanzo storico che contiene qualcosa di più della Storia. Metto cinque stelle anche per l'idea e il progetto. Il libro è certo bellissimo, ma le cinque stelle di solito le do ai premi Nobel (se mi garbano, ovvio, che mica basta quello). Che un libro sia 'bellissimo' a volte significa poco; qui, invece, significa molto. Un simile progetto risultava strano anche alle orecchie dei suoi ideatori (suppongo) le prime volte che ne hanno parlato insieme. Il romanzo poteva risultare raffazzonato, confuso e meno pregnante, ma "In territorio nemico" ce l'ha fatta, ha prodotto un ottimo risultato e un bel romanzo.      

4 stelle - Da leggere, soprattutto in questi giorni a ridosso del 25 aprile. Un'Italia a catafascio, quella di oggi, ma è nostro dovere ringraziare e ricordare sempre i Partigiani e la Resistenza. E la scrittura collettiva rende questo romanzo ancor più prezioso.      

4 stelle - Scrivere un romanzo storico sulla occupazione tedesca e sulla Resistenza dopo Fenoglio, Calvino, Vittorini, Pavese? Sì, e riuscire a scriverlo senza cadere nella retorica, nell'agiografia o nel revisionismo? Sì, e riuscire a scriverlo coinvolgendo ben centoquindici autori ed evitando i prevedibili stacchi di stile, grazie a un certosino lavoro di montaggio e di editing? Sì. È stata una bella sfida questo romanzo, una sfida iniziata nel 2009 con la raccolta da parte dei futuri autori di aneddoti relativi a fatti accaduti aloro parenti e conoscenti durante la seconda guerra mondiale, e proseguita con la compilazione di centinaia di schede. In tutto circa tremila pagine, poi ridotte a circa trecento. Una bella sfida riuscita, secondo me. Soprattutto nei capitoli dedicati a due dei tre protagonisti, tutti imparentati tra loro. Questi due, la sorella e il cognato del personaggio più importante o, per meglio dire, quello a cui si dedica più spazio nel romanzo, sono per me i meglio riusciti, quelli la cui svolta esistenziale dopo l'8 settembre è meno prevedibile, più sofferta, più drammatica. Aldo e Adele, marito e moglie. È proprio vero che ognuno di noi conosce veramente se stesso solo nelle difficoltà, solo quando la vita ci pone di fronte a una scelta inevitabile. Adele, sciuretta borghese e viziata, sceglie di diventare e di fare quello che mai avrebbe pensato di diventare e di fare, fino a poche settimane prima. Aldo sceglie di non fare, di non diventare, ma pagherà cara questa scelta, o non scelta. Matteo, più che scegliere si lascerà, almeno all'inizio, trascinare dal caso, e poi pian piano, quasi senza volerlo, sceglierà cosa fare e cosa diventare. Non ci sono eroi o vigliacchi in questo romanzo (a parte qualche personaggio di contorno un po' stereotipato, ma forse mi è sembrato così a posteriori, perché di vicende e storie di quel periodo ne ho sentite raccontare anch'io tante fin da bambina da gente che le aveva vissute sulla propria pelle). Dicevo: non ci sono eroi o vigliacchi, ci sono persone comuni, persone come me, per esempio, che si sono trovate però a vivere in un periodo terribile della nostra storia. E ognuna di loro ha reagito in un modo diverso. Per tornare a me, se mi chiedessero in questo momento: sapresti morire valorosamente?, io potrei solo rispondere: non saprei… ve lo dirò quando mi capiterà.     

4 stelle - Divertente! Storie di guerra, resistenza e sopravvivenza. Lo stile è piuttosto omogeneo, nonostante ci siano dietro 115 teste, con alcune parti davvero riuscite e alcuni scivoloni. Gli inserti dialettali sono molto interessanti e il panorama dell'esperienza resistenziale molto variegato. Piuttosto curiosamente, c'è una certa sottigliezza anche nel sollevare alcune questioni storiografiche.

5 stelle - In territorio nemico è una novità, una di quelle belle. Un romanzo sperimentale: scritto grazie al contributo di 115 autori (della composizione vera e propria se ne sono occupati in otto), ricco di diversificazione linguistica e pagliuzze di Storia, quella grande, quella che cambia il destino di una Nazione. Ogni crepa, ogni cicatrice che ha attraversato la Resistenza italiana è messa in luce. Tre sguardi, tre punti di vista, tre personaggi divisi, allontantati dalla guerra che fanno della Lotta, l'unica religione, l'unica ideologia possibile. Annaspano alla ricerca di un significato, difficilmente afferrabile. Non ci sono scialuppe a cui aggrapparsi in questo mare di incertezze. Una narrazione portentosa. Carica di contraddizioni, frammenti di dolore, follia. Necessario in questi anni senza Storia. (video chiacchierata qui: www.youtube.com/watch?v=nbJBgoUDVJs)     

solo giudizio - Prima di parlare delle qualità intrinseche di questo libro bisognerebbe ragionare su un fatto che in ogni caso non può prescindere dalle qualità intrinseche di questo libro. O, meglio, da cui le qualità intrinseche di questo libro non possono prescindere. 
Il fatto di essere scritto da 115 autori rende difatti quest'opera imperscrutabile sotto la sua superficie. L'autore è morto, diceva Barthes, ma alla lettura di qualsiasi opera letteraria, cognitivamente, siamo comunque portati, sempre, a ricondurre quanto scritto all'autore. Anche quando la formula può essere vista come un tentativo di fuga, si pensi ai cinque (ora quattro) Wu Ming, di cui comunque conosciamo molte opinioni e sappiamo riconoscere lo stile. Di questi 115 sconosciuti, invece, nulla sappiamo, non siamo in grado di risalire a nessuno di loro, non possiamo sapere chi ha scritto cosa e chi l'ha ritoccata e chi l'ha assemblata, e risistemata, e riscritta, e cancellata, e riscritta ancora. 
Sembra nulla. È tutto. 
Durante la lettura, assicuro, si continua con l'inconscio a rimanere in un limbo indescrivibile in cui per la prima volta l'autore è davvero morto, morto definitivamente. Ciò è un bene, ciò è un male; non sono in grado di dirlo. Probabilmente è un medio, non è né meglio né peggio, è semplicemente diverso. E anche questo è un passo avanti, forse clamoroso.
Per quello che è la storia in sé, il romanzo ha qualche sbavatura, ma è intenso, ben congegnato e inquadrato e soprattutto riesce a mantenere stabile il ritmo e lo stile, non risultando eccessivamente discontinuo, che era forse il problema che ci si poteva aspettare. Non è Fenoglio (non sono dei Fenoglio), non hanno quel genio, ma è un rinnovamento importante, a distanza d'anni, per la letteratura della resistenza e non si risparmia in truculenza e cinismo. In altre mani, già lo scrissi in un commento, sarebbe probabilmente stata la consumazione del buonismo. Mi immagino se ad avere tale idea fossero state Einaudi o Mondadori. Se mai avessero avuto davvero il coraggio di portarlo avanti, l'avrebbero spinto come il romanzo rivoluzionario a 230 mani per poi servire fredda la porcatina celebrativa dei buoni sentimenti condita con la scrittura di chi sta bene con se stesso e col mondo. La non scrittura, insomma. Fortunatamente si è nelle mani di Minimum Fax. E sono riusciti a compiere un lavoro serio, completo, preciso, non privo di difetti ma comunque di alta qualità.
Io lo consiglio, lo consiglio eccome, anche se non riesco ad assegnargli un voto (certamente sarebbe abbastanza alto, de todos modos). Compratelo, davvero, è un'esperienza significativa e non c'è modo di pentirsene.

4 stelle - "Tele Capodistria era un vulcano di emozioni. Film partigiani dove i tedeschi erano cattivi e i partigiani buonissimi e intelligentissimi. Un paradiso socialista."* bella la storia e interessante il metodo collettivo di racconto.
*Offlaga disco pax - Cinnamon /citazione obbligatoria      


5 stelle - Quando ho parlato de La luna e i falò avevo sottolineato la necessità di difendere strenuamente i libri sulla Resistenza perché mi sembrava quello l’unico modo per mantenere vivo il ricordo di quello che è stato. Oggi, grazie a questo libro e al progetto da cui è nato, ho scoperto un nuovo modo per non dimenticare: la lezione di questo libro è che ricordare è resistere e creare nuovi modi per ricordare è Resistenza.

commenti

ritratto di lorella

recensione

commento di lorella, 03/06/13 - 12:04

vi mando anche la mia, effettivamente non si vedono recensioni. Mi sono dimenticata delle stellette, erano 4
Ho letto il romanzo incuriosita dal progetto, visto che scribacchio anche io. Il progetto è molto ma molto interessante e credo che lo approfondirò, e lo stesso vale per il romanzo. Una bella storia, ben integrata con il riferimenti storici. Ho avvertito in maniera molto leggera il cambio di mano, solo alcuni capitoli mi sono sembrati un po' forzati(quelli su Aldo), ma forse dipende da un gusto mio. Il finale mi è sembrato un po' frettoloso, anche poco chiaro riguardo a Matteo, cmq un libro che ho divorato in pochi giorni e che porterò con me, anche per averci raccontato quel periodo storico, che oggi tendiamo a dimenticare o a "rivedere".

ritratto di redazione

...

commento di redazione, 04/06/13 - 00:58

Grazie Lorella!
(sia per la recensione che per averla postata qua :) )